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Esistono diversi tipi di lenti correttive: divergenti, convergenti toriche, sferiche e asferiche ma in che modo esse sono in grado di correggere i difetti visivi? E Quali sono i migliori alleati tra le montature per supportare la parte cruciale della correzione visiva? In questo Blog spieghiamo brevemente come le lenti permettano a seconda del difetto visivo di tornare a vedere in maniera corretta, valutando anche quale montatura sia meglio utilizzare a supporto delle lenti e per ottenere il miglior risultato estetico per chi le deve utilizzare.
La miopia rappresenta la condizione in cui si hanno delle difficoltà a vedere da lontano, la vista appare sfuocata. Il termine “miopia” deriva dal greco “myo” che significa “sto chiuso” proprio per indicare l’abitudine a strizzare gli occhi per cercare di vedere meglio da lontano.
Le cause della miopia possono essere differenti: bulbo oculare più lungo del normale, curvatura della cornea o del cristallino maggiore della norma, eccessivo potere refrattivo del cristallino.
Per correggere questo difetto si utilizzano le lenti divergenti o concave o ancora negative. Esse appaiono più grosse nei bordi e diminuiscono il loro spessore al centro. Questo effetto permette ai raggi di luce che la attraversano di essere separati e quindi di divergere, di allontanarsi, perfezionando l’immagine e rendendola così definita.
La lente può presentarsi biconcava (entrambe le superfici sono concave), piano concava (una superficie piana e una concava) o menisco divergente (una superficie è leggermente convessa e l’altra concava).
Il problema dell’occhio miope è che il punto focale è spostato in avanti rispetto a quello di un occhio sano. Utilizzando la lente divergente o mono focali di segno negativo si riporta l’immagine sulla superficie della retina riuscendo nella messa a fuoco.
Quando i raggi luminosi degli oggetti passano attraverso a questi tipi di lente si uniscono (convergono) in un punto determinato. Lo spessore di questa lente convessa, al contrario di quella divergente, si sviluppa al centro divenendo più sottile verso i bordi.
Questo tipo di lente si rende utile per correggere l’ipermetropia (quando le immagini si formano dietro la retina), la presbiopia (incapacità di focalizzare correttamente gli oggetti vicini) e alcuni tipi di astigmatismo, che però andiamo ad approfondire più avanti.
Queste lenti possono essere biconvesse (entrambe le superfici sono convesse), piano convesse (una superficie è piana e l’altra è convessa) o concave convesse (una superficie è leggermente concava e l’altra convessa).
La proprietà di questa lente sta nel far convergere i raggi luminosi “accorciandone” il riflesso sulla retina in modo che l’immagine risulti nitida.
Nell’astigmatismo, diversamente da quanto accade per le atre patologie elencate sopra, la curvatura della cornea non è uguale in tutti i suoi punti chiamati meridiani, ma varia. Per cui la cornea non è perfettamente sferica. Essere astigmatici significa che il sistema oculare ha due fuochi anziché uno, posti su due piani diversi ed i raggi luminosi andranno perciò a fuoco non su uno solo di essi ma su due linee perpendicolari l’una all’altra chiamate linee focali. Questo crea una visione raddoppiata. Per cercare di correggere questo disturbo si fa uso della lente torica, la quale lavora su entrambi i meridiani differentemente.
Una ulteriore suddivisione tra lenti si può fare tra lenti sferiche e asferiche. Le prime vengono utilizzate per la correzione di bassi poteri positivi e negativi. L’area di visione nitida è limitata ad esprimere il suo massimo potenziale con basse diottrie e al centro della lente. Le lenti asferiche vengono utilizzate spesso invece per correggere disturbi maggiori perché non peggiorano le caratteristiche estetiche dell’occhio.
Le lenti asferiche sono disegnate per avere una superficie più piatta e risultano essere più leggere e sottili. Questo tipo di lente è più comoda da indossare e più gradevoli alla vista migliorando la percezione di un osservatore esterno della grandezza dell’occhio (il famoso occhio da talpa), cosa che capita quando si utilizza una lente sferica per una miopia importante (per esempio). Inoltre, essendo le lenti asferiche più sottili, il numero di montature che si possono prendere in considerazione in termini di design sono maggiori dovendosi curare meno dello spessore della lente e quindi della solidità del risultato finale.
Uno svantaggio poco rilevante che deriva dall’uso di queste lenti asferiche sta in una possibile piccola distorsione delle immagini a livello periferico costringendo chi le porta a ruotare il capo verso l’oggetto che si vuole osservare e non semplicemente l’occhio come invece accade per le lenti sferiche. Questo svantaggio però svanisce nel momento in cui si arriva a sviluppare una routine comportamentale.
Chiudiamo con le lenti progressive. Questo tipo di lenti permette con un solo paio di occhiali di risolvere anche più di un disturbo contemporaneamente: miopia, ipermetropia e astigmatismo oppure se si soffre di presbiopia, un problema che da sempre ci accompagna quando si raggiunge una certa età. Queste lenti, si può dire sono l’evoluzione di quelle bifocali, le quali presentano sulla lente una linea piuttosto evidente che provoca un cambio di messa a fuoco, come se fossero due lenti diverse attaccate. Le lenti progressive invece offrono un cambiamento di messa a fuoco più graduale e confortevole.
Per adattarsi all’uso di queste lenti potrebbe volerci un po’ di tempo e il trucco è ABBITUARSI a portare queste lenti quando si è seduti, in modo che i cambi di messa a fuoco, a seguito dello spostamento della pupilla in alto e in basso, in funzione di quello che si sta guardando, non creino il disturbo di vertigini o altro. Ma questa sensazione è solo transitori e si risolve dopo poco tempo, quando il cervello si è abituato.
In mezzo a tutte queste lenti in grado di risolvere quasi tutti i problemi visivi, ci teniamo a ricordare che il ruolo più importante lo gioca proprio l’ottico e l’optometrista a cui ci si rivolge, che suggerirà la montatura migliore su cui montare le stesse. È necessario affidarsi solamente a professionisti che dimostrano di tenere alla salute visiva del cliente, proponendo il giusto occhiale e i giusti servizi.
È molto importante che il consumatore sia consapevole e che richieda un prodotto di qualità per risolvere il suo problema visivo e che non si affidi solamente al miglior offerente, ma soprattutto che scelga una montatura degna di questo nome. Essa deve avere dei requisiti minimi che vanno bel oltre le varie promozioni che invece spesso vengono reclamizzate. Promozioni “SUPER VANTAGGIOSE” come già detto più volte di solito lo sono solo di facciata.
Quando si ordina un’occhiale nuovo si dovrebbero scegliere le lenti migliori, abbinate ai trattamenti più adatti alle proprie esigenze (anti riflesso, protezione luce blu, indurimento ecc…) e la montatura deve essere inclusa in questa catena decisionale con la stessa importanza se non addirittura superiore perhcè se la montatura è di scarsa qualità si romperà presto e probabilmente si faticherà, o non sarà possibile, a ripararla e a quel punto anche le lenti saranno da buttare.
La montatura che sosterrà lenti per correggere un disturbo visivo di una certa entità non potrà essere troppo grande. Essendo le lenti spesse sporgerebbero dal frontale in maniera antiestetica e l’occhiale potrebbe risultare inoltre pensante da indossare. La scelta ottimale ricadrà invece su una montatura con un taglio che permetterà alle lenti di assottigliarsi il più possibile. Oppure ancora chi soffre di particolari disturbi alla vista ed è costretto a delle lenti piuttosto spesse, dovrebbe scegliere una montatura in acetato dai profili piuttosto spessi e robusti tralasciando magari montature in metallo sottili e CHE MOSTREREBBERO PARTE DELLO SPESSORE DELLE LENTI.
Scegliendo delle lenti progressive sarebbe meglio adattarle su una montatura alta in modo che la capacità di adattamento alle diverse distanze sia equilibrato e soprattutto ben definito. Al contrario con una forma stretta si beneficerà meno dei suoi vantaggi.
Concludiamo dicendo che lo spessore delle lenti è un aspetto da tenere in considerazione non solo da un punto di vista estetico ma soprattutto da un punto di vista tecnico. Affidiamoci solo a ottici e optometristi che spiegano tutte le peculiarità da tenere in considerazione durante la scelta della soluzione più performante:
Insomma, non rincorriamo lo sconto a tutti i costi o la promozione più vantaggiosa. Sulle lenti e sulle montature da abbinarci si deve mantenere un equilibrio che rispetti qualità e prezzo, altrimenti a perderci saremo solo noi.
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⏱️ 5:40 MINUTI DI LETTURA
Oggi giorno siamo tutti VIDEOTERMINALISTI. Scopriamo insieme il significato, i sintomi e le buone regole di comportamento davanti al monitor.
Alcuni di noi sono i Videoterminale dipendenti altri meno, ma spendiamo comunque il nostro tempo davanti ad uno schermo per i più svariati motivi. Al primo posto troviamo il lavoro come motivo principale che ci porta all’uso del terminale. Dopo di che per bambini, giovani adulti, e oggi anche i più anziani, il cellulare/tablet è lo strumento di studio e svago più utilizzato. Insomma, nessuno per nessuna ragione sfugge allo schermo digitale.
Questa tendenza negli ultimi venti anni ha subito una accelerata non indifferente soprattutto dall’introduzione sul mercato del primo IPhone nel 2007. L’utilizzo dei dispositivi digitali è andato occupando proporzioni sempre crescenti della nostra vita e giocando un ruolo sempre più importante e fondamentale in ogni tipo di attività quotidiana.
Passare tanto tempo davanti ad uno schermo digitale porta gli occhi a lavorare di più e più intensamente sviluppando la Computer Vision Syndrome (CVS)ovvero “Sindrome da affaticamento visivo da videoterminale”. Questa condizione definisce l’insieme di fastidi oculari e visivi che possono insorgere di conseguenza dall’utilizzo prolungato dei computer e degli altri dispositivi digitali.
L’angolo e la distanza mentre si guarda un monitor rispetto a quando si legge un libro o si scrive o si svolgono altre attività sono differenti, richiedendo al sistema visivo un lavoro e un focus maggiore.
Secondo diversi studio quasi il 30% (percentuale molto alta) degli utilizzatori trascorre anche più di 10 ore al giorno davanti ad uno schermo e spesso senza neppure prendere una pausa.
Come più volte è già stato sottolineato, anche se non si soffre di disturbi alla vista ma si è coinvolti in un tour de force davanti a dispositivi vari è sempre consigliato fare una visita oculistica annuale per evitare che situazioni del tutto risolvibili diventino poi irreversibili.
Ecco quali sono i segnali che permettono di comprendere se si è affetti fa CVS:
Essi possono essere causati dalla poca o troppa luce nella stanza o da riflessi sullo schermo del computer, da una inappropriata distanza dal terminale o da una errata postura. A volte però tali disturbi potrebbero essere scatenati da problemi alla vista mai risolti o curati o mai accertati. Questa situazione poi si amplifica a seconda di quanto tempo si passi davanti ad un monitor.
La maggior parte di questi disagi sono comunque temporanei e si risolvono quando l’attività svolta al pc termina. Col passare del tempo però questi effetti indesiderati ci metteranno più tempo a svanire, peggiorando in caso di patologie visive già presenti e con l’avanzare dell’età. Quindi anche se il fastidio potrebbe essere transitorio, stare attenti è importante così da correggere immediatamente la propria condizione ed eliminare/diminuire ogni rischio legato a tale sindrome.
Per definire una CVS (computer vision syndrome) si può semplicemente ricorrere ad una visita oculistica completa. L’anamnesi del paziente serve per confermare la presenza o meno di eventuali sintomi e se questi sono causati anche da altri problemi di salute, farmaci assunti o altri fattori ambientali. Con una visita di questo tipo si controlla anche l’acuità visiva e la necessità di una lente correttiva per eventuali altri difetti visivi fino a questo momento sconosciuti o non trattati. In questa fase il medico valuta anche come gli occhi lavorano insieme, se si muovono all’unisono, e se rispondono correttamente agli stimoli esterni.
Le soluzioni per questa particolare situazione sono molteplici e varie. La maggior parte delle quali è prevista una parte di prevenzione e cura nei confronti degli occhi. Per alcune persone può comunque essere d’aiuto indossare un paio di occhiali appositi con un semplice filtro anti-luce blu per la visione al pc (anche se per le restanti attività giornaliere non è assolutamente necessario o consigliato indossarne uno). E per chi indossa già gli occhiali non è altrettanto vero che quelli indossati siano adeguati alla visione di uno monitor.
Da valutare sempre la posizione de pc mentre si lavora, si studia o ci si svaga. Oltre ad avere uno schermo degno di questo nome bisogna fare caso alla nostra postura quando ci siamo di fronte. Per essere sicuri della postura da tenere affidiamoci a qualche piccolo accorgimento:
POSIZIONE DELLO SCHERMO
L’ideale è avere lo schermo 15//20 gradi al di sotto del livello visivo e a 50//80 cm dal viso. La maggior parte delle persone trova più confortevole guardare il monitor con gli occhi che leggermente guardano verso il basso piuttosto che in maniera diretta e diritta.
LUCE
Gioca un ruolo fondamentale perché bisogna posizionarsi in un punto in cui non vi siano bagliori e riflessi sullo schermo tali da limitare e disturbare la visibilità quindi aumentare lo stress visivo. Se non è possibile trovare una posizione ideale per minimizzare o annullare questo disturbo, si può sempre utilizzare un filtro antiriflesso da applicare sul monitor per eliminare qualunque distrazione luminosa.
SEDUTA
La sedia o poltrona su cui trascorrere gran parte del tempo deve essere confortevole e adatta al fisico della persona che la utilizza. L’altezza della sedia deve essere tale da permettere ai piedi di appoggiare comodamente sul pavimento senza rimanere sospesi. Le braccia devo rimanere in linea con il corpo per essere da sostegno mentre si digita. Molto importante è la posizione del polso, che deve rimanere appoggiato sulla scrivania e non sulla tastiera.
RIPOSO
Ricordiamoci di concederci una pausa ogni due ore di lavoro al pc di almeno 15//20 minuti, distraendoci con qualche altro compito assolutamente non legato ad altri schermi come cellulari, tablet o televisori.
IDRATAZIONE OCULARE
Per aiutare a prevenire l’insorgere di disturbi è buona cosa ricordarsi si lubrificare frequentemente gli occhi attraverso l’uso dello strumento più potente che abbiamo: le palpebre. Così facendo la superficie dell’occhio rimane umida e idratata.
Per tutti coloro che svolgono un lavoro al terminale o che sono portati a spendere del tempo davanti ad un monitor si consiglia una visita di controllo dal medico oculista almeno una volta l’anno. Quando si affronta la visita specialistica è molto importante sottolineare al medico quale tipo di lavoro si svolge in modo che possa consigliare eventuali filtri aggiuntivi anti-luce-blu alle lenti che prescrive.
Minimizzare le influenze di agenti invisibili come la conosciuta luce blu (per saperne di più leggete il nostro blog “Vi presento la luce blu”) attraverso lenti speciali oppure di fattori esterni come bagliori, riflessi sul monitor e display poco puliti utilizzando tende per regolare l’intensità della luce e dei filtri speciali per monitor per eliminare eventuali riflessi oltre che una pulizia frequente degli strumenti.
E per concludere, le 3P del “mai più senza”:
POSTURA
Mantenere la schiena e le spalle ben dritte per non affaticare la colonna vertebrale. I piedi devono essere appoggiati bene a terra, il collo dritto per non creare tensioni a livello cervicale e i gomiti con un angolo di 90//100° per esser allineati con i polsi.
POSTAZIONE
Il Pc o il dispositivo che si usa deve essere posto al centro della scrivania o comunque dell’ambiente in cui si lavora. Tutto il resto come telefoni, porta documenti, stampanti block-notes etc. devono essere sistemati nelle prossimità. Mantenere lo schermo de PC tra i 50 e gli 80 cm dal viso (ciò dipende anche dalla grandezza dello schermo), mentre la tastiera a 15cm dal bordo della scrivania in modo che le braccia formino l’angolo corretto e i polsi non si affatichino creando tensione alle dita.
PAUSA
Ogni 2 ore di lavoro davanti allo schermo prendersi una pausa di un quarto d’ora per fare due passi, fare qualche esercizio di allungamento posturale, e far riposare la vista. Mentre ogni 30 minuti di lavoro al pc è super consigliato focalizzare la vista su punti più lontani per mantenere attivi i muscoli oculari. Basta anche dedicarsi per qualche minuto ad un’altra attività come fare telefonate, fotocopie, archiviare documenti o semplicemente concedersi una tazza di tè o caffè.
Pronti a fare un check sulla vostra postazione da videoterminalisti?
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La maculopatia, chiamata anche degenerazione maculare provoca una seria riduzione se non addirittura una perdita importante della capacità di vedere nitidamente. In uno stadio avanzato della malattia l’occhio non riconosce più la parte centrale di ciò che guarda, ma soltanto la parte esterna dell’immagine. Questa patologia intacca la macula, posta al centro della retina, la quale serve per formare la parte centrale della visione, quella, cioè, più nitida e dettagliata. Il resto della retina serve per la parte periferica dell’immagine e meno dettagliata. Pertanto, quando la macula si ammala l’occhio non vede più bene i singoli particolari delle immagini.
Essa è legata all’età ed è il tipo più riscontrata negli over 60. Si distinguono due forme: secca e umida. La maculopatia secca è la più frequente (90% dei casi) in cui la retina di assottiglia perché le cellule visive smettono di funzionare rallentando il trasporto dei fattori nutritivi e l’eliminazione dei rifiuti, e alla formazione di depositi intraretinici, arrivando ad un graduale oscuramento della vista. In alcuni casi questo tipo di degenerazione maculare può progredire nella sua forma umida. Questo secondo tipo invece rappresenta solo il 10% dei casi totali ed è caratterizzata dalla crescita di vasi sanguigni anomali con la fuoriuscita di sangue e fluidi, i quali si raccolgono sotto la macula e la sollevano. Questa forma è più aggressiva rispetto alla prima in quanto si può arrivare alla perdita della visione centrale in maniera rapida e grave.
E’ tipica nella miopia sopra le 10 diottrie e diventa più facile svilupparla con l’avanzare dell’età. Essa è una conseguenza del fatto che nei soggetti miopi l’occhio è più lungo e la macula viene stirata e costretta ad occupare uno spazio maggiore.
Si manifesta nelle persone affette da diabete e laddove il controllo della glicemia non è del tutto ottimale. Il manifestarsi di questa maculopatia non è parallelo al diabete o immediatamente conseguente; di solito ci vogliono diversi anni prima di avvertire qualche segnale.
E’ una forma di maculopatia legata all’età ed è caratterizzata dalla crescita nella parte interna della retina di una sottile membrana (detta epiretinica) che con il tempo può portare ad una visione distorta delle immagini. Nei casi più gravi questa membrana col tempo si inspessisce deformando la retina stessa e arrivando a strappare la macula (creando così un Foro Maculare).
Si verifica quando viene ostruita la circolazione di una vena o arteria retinica. L’occlusione può interessare la vena centrale oppure solo un ramo di essa. Il blocco della circolazione del sangue provoca emorragie retiniche con possibile sviluppo di aree ischemiche e/o di edema maculare con ripercussioni sulla vista. In questi casi è fondamentale risalire alle cause della trombosi per evitare il ripetersi di questi fenomeni anche in altri distretti come cuore e/o cervello.
possono presentarsi in soggetti giovani. Esse sono legate ad alterazioni genetiche spesso presenti in più membri della famiglia. Questo tipo di maculopatie vengono più correttamente definite distrofie maculari lasciando il termine “degenerazione” alle patologie legate all’avanzare dell’età.
La causa esatta della degenerazione maculare ad oggi rimane ancora una sconosciuta. Ma a dire il vero possiamo identificare alcuni fattori di rischio che possono esporre un soggetto alla malattia. Primo fra tutti i fattori troviamo l’età. Molti studi dimostrano che le persone con più di 60 anni sono chiaramente più a rischio. Altri fattori sono il fumo e l’alcool, l’esposizione alla luce del sole senza protezione per lungo tempo, familiarità, diabete, alimentazione non equilibrata e malattie cardiovascolari, obesità, alti livelli di colesterolo nel sangue. In alcuni studi è emerso che la popolazione caucasica sia più predisposta di altre verso questo tipo di patologia.
Test di Amsler è uno dei test più semplici ed efficaci in grado di individuare il sintomo più comune della maculopatia che è la Metamorfopsia e cioè la deformazione, ondulazione e distorsione di tutto ciò che è dritto. È un test veloce composto da una rappresentazione grafica fatta di linee che formano un fitto reticolo e che si può svolgere anche a casa seguendo delle semplici istruzioni. L’importante è agire immediatamente recandosi dal proprio oculista nel caso in cui si riscontrino delle anomalie quali: linee distorte, linee mancanti e degrado della visione centrale. È consigliato a tutte le persone di età superiore ai 50 anni, persone con miopia elevata, persone che già soffrono della malattia in un occhio e persone con presenza di fattori di rischio. Cliccando qui potete scaricare il file .pdf con il test di Amsler. Se una qualsiasi zona della griglia appare ondulata, sfocata o scura ci si deve recare immediatamente dal proprio medico di fiducia.
Accanto al test di Amsler troviamo numerosi altri test che il medico oculista proporrà per definire le condizioni del paziente e trovare la soluzione migliore.
Ad oggi possiamo dire cha la degenerazione maculare non porta mai alla cecità totale, ma pregiudica a volte di molto la qualità della vita se non affrontata in maniera tempestiva. Per la degenerazione maculare secca come per quella umida non esistono ad oggi trattamenti risolutivi specifici. In questo caso le misure da adottare sono preventive volte a evitare la progressione della malattia. Nella maculopatia secca vi sono dei comportamenti da tenere partendo dal proprio stile di vita e abitudini comportamentali, mentre per quella umida gli interventi sono un po’ più invasivi.
La maculopatia può causare vari gradi di perdita della vista. Ma se non trattata o diagnosticata in fase avanzata può causare una grave perdita della visione centrale e nel malaugurato caso vengano colpiti entrambi gli occhi si potrebbe verificare una diminuzione significativa nella qualità di vita.
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Prima o poi tutti nella vita, da quando abbiamo accesso a internet o per meglio dire a Google, abbiamo passato qualche minuto in rete a cercare quanti tipi diversi di colore degli occhi possono esistere. E soprattutto quali sono i più rari o i più particolari. Abbiamo indagato sul colore degli occhi di Liz Taylor, o ci siamo incantati davanti a meravigliosi occhi azzurri di bambini appena nati.
Ebbene l’iride – così si chiama la parte colorata dell’occhio – è un tratto distintivo della nostra persona e addirittura un tratto che ci può identificare perché unica, come l’impronta digitale. Ma vediamo nello specifico perché l’iride è colorata.
Il colore degli occhi è determinato dalla quantità e dal TIPO di melanina presente nell’epitelio pigmentato (parte posteriore dell’iride), dalla composizione e dallo spessore dello stroma (sottile tessuto connettivo nella parte anteriore dell’iride), e dalla densità cellulare di quest’ultimo (caratteristica importante soprattutto per le persone con gli occhi chiari).
La melanina è lo stesso pigmento responsabile anche del colore della pelle, del colore dei capelli e delle lentiggini sul viso.
In base alla quantità prodotta di questa sostanza, l’occhio assume uno spettro di colori abbastanza ampio: dall’azzurro al nero. Ma cosa determina la quantità di melanina negli occhi? Niente di più “facile”: la genetica. Essa codifica l’ordine di quanta melanina cedere all’iride. Più melanina si avrà negli occhi e più questi saranno scuri.
La melanina consiste solo nei colori giallo, marrone, rosso e nero e si suddividono in:
Nell’occhio non è presente il pigmento blu o verde. Gli occhi che presentano una grande quantità di melanina sono in grado di assorbire più luce e disperderne poca, mettendo in risalto il colore marrone. Quando invece è presente poca melanina nell’iride, il quantitativo di luce che viene assorbita è minore, quindi l’iride ne disperde e riflette una maggiore quantità. Questo fenomeno, che va a scomporre la luce assorbendo più facilmente le onde a bassa frequenza (luce rossa) e riflettendo le onde ad alta frequenza (luce azzurra e verde) è definito effetto RAYLEIGH ed è lo stesso motivo che ci permette di vedere azzurro il cielo.
Quando nasce un bambino i suoi occhi sono di solito azzurri (ad eccezione dei neonati dalla carnagione scura che al momento della nascita hanno già occhi scuri) perché il suo corpo non ha ancora cominciato a produrre melanina per definirne il colore. Il processo di pigmentazione dell’occhio richiede almeno 6 mesi per definire sfumatura ma comunque il colore sarà definitivo solo verso i 3 anni.
La definizione del colore dell’occhio non è comunque una cosa molto semplice e dipende da 150 geni che ne influenzano il colore. Alcuni geni svolgono un’azione importante mentre altri portano un piccolo contributo. Attualmente vi sono tre geni associati al colore degli occhi e sono EYCL1, EYCL2, EYCL3 responsabili dei tre principali fenotipi del colore degli occhi marroni, verdi e azzurri.
MARRONE
In questa categoria rientra più della metà della popolazione mondiale, considerando dal marrone più chiaro al marrone più scuro. Questi sono più ricchi di melanina nello stroma (parte anteriore della retina) e sono in grado di assorbire anche la luce a lunghezza d’onda corta. È il colore dominante nell’uomo e quello che naturalmente ci appartiene.
AZZURRO // BLU
Sono glaciali e imperscrutabili, sanno essere fulminanti e lasciarti di sasso. È il secondo colore più diffuso al mondo 8/10% della popolazione mondiale. Questa colorazione dipende da bassa densità dello stroma e carenza di melanina, presente soprattutto nella parte posteriore della retina. A causa di ciò le onde corte non vengono assorbite bensì riflesse. La maggior parte delle persone con gli occhi azzurri è di origine europea. Questo colore si definisce recessivo rispetto al marrone (dominante).
NERO
Sono occhi quasi completamente neri e ciò è dovuto da una sovraproduzione di melanina. Un occhio nero con assenza (totale o parziale) di iride è affetto da aniridia – una condizione molto rara. Questo colore è presente in asia orientale, sud est asiatico e fra gli aborigeni, in Africa, sud America e in molte zone del Medio Oriente. Solo l’1% della popolazione ha l’occhio quasi totalmente nero (Nb: il nero assoluto in natura non esiste!).
NOCCIOLA
Solo il 5/8% della popolazione ha questo colore che spazia tra il marrone chiaro al verde//oro scuro. È dato da una presenza di melanina inferiore rispetto al marrone ma superiore rispetto all’azzurro nella parte frontale dell’iride. In questi casi può essere che l’occhio appaia di colore ambrato vicino alla pupilla e verde più scuro verso la parte esterna. Questa tonalità è difficile da definire perché cambia parecchio a seconda di cosa si indossa o del tipo di illuminazione.
AMBRA
sono bellissimi e tra i più rari al mondo. Li possiedono meno del 5% della popolazione mondiale dislocati soprattutto in Asia e Sud America. Spaziano tra una tonalità giallo oro e rame rossastra, a tinta unita e non sono presenti sfumature di marrone o verde. Ciò potrebbe essere dovuto alla deposizione di un pigmento giallo detto lipocroma nell’iride, tipicamente visibile nei lupi, gatti, gufi e aquile.
VERDE
Solo il 2 % della popolazione mondiale ha gli occhi di questo colore. È una particolare tonalità che va dal verde giada al verde oliva o addirittura al verde prato, comune in Irlanda e Scozia e nell’Asia Centrale. Negli occhi verdi la parte frontale dell’iride contiene pochissima melanina del tipo feomelanina. L’effetto della scomposizione della luce che abbiamo spiegato sopra va a mischiare la pigmentazione azzurra con quella giallastra ottenendo appunto il VERDE. Lo sapevi che gli occhi verdi sono più comuni tra le donne che tra gli uomini?
GRIGIO
Questa sfumatura simile all’azzurro ha scarsissima pigmentazione al suo interno ma contiene appena più melanina rispetto alla variante più chiara. Inoltre, è presente più collagene che aiuta alla luce a disperdersi facendo apparire gli occhi grigi. Molto comune nell’Europa orientale.
ROSSO
Nella quasi totalità dei casi si accompagna ad una condizione di albinismo e cioè una mancanza totale di melanina nell’iride e nel corpo. In pratica l’occhio è quasi trasparente e il rosso (o il rosa) è dato dalla presenza di vasi sanguigni sulla superficie dell’iride. Chi ha gli occhi rossi è più portato ad avere problemi alla vista.
VIOLA
Sono gli occhi di Liz Taylor. Una gradazione del blu che spazia verso il grigio producendo questo effetto meraviglioso che si può notare soprattutto se aiutata o enfatizzata magari attraverso il trucco o le luci. Questo colore lo possiamo ritrovare in una persona albina con danni causati all’iride dalla luce del sole. In questo caso l’azzurro e il rosso si fondono creando questo colore così particolare.
OCCHI MULTICOLORE 🌈
È possibile avere gli occhi di colore diversi? Sì, e questa condizione si chiama ETEROCROMIA ed è una anomalia a causa della quale una persona possiede le iridi di colore diverso. Può capitare che una iride sia di un colore differente dall’altra e si definisce eterocromia completa. Quando la stessa iride al suo interno presenta più colorazioni e si definisce settoriale o segmentale. In ultimo possiamo avere l’eterocromia centrale ossia, l’anello che circonda la pupilla è di un colore diverso rispetto all’anello limbare (il tratto più esterno dell’iride).
Bellissima domanda! La risposta è sì, può cambiare in maniera marginale e lo può fare in diversi momenti della vita. Primo evento tra tutti la nascita come già abbiamo spiegato. Inoltre, vi sono altri elementi che possono modificare il colore degli occhi. Vediamone alcuni:
Età: come già detto i bambini quando nascono hanno occhi chiari, e solo verso i 3 anni il colore si stabilizza. Ma anche con l’avanzare dell’età gli occhi possono schiarirsi esattamente come i capelli che diventano bianchi per una minore produzione di melanina.
Intensità della luce: in un ambiente con luce soffusa le nostre pupille saranno più dilatate facendo apparire l’iride leggermente più scura. Mentre all’aumentare della luce accade il contrario, la pupilla si restringe mettendo in risalto tutte le sfumature dell’iride.
Umore: Le nostre emozioni, come gioia, eccitazione, rabbia… possono influenzare la dilatazione o meno della pupilla. Inoltre, è scientificamente provato che il colore degli occhi appare più vivido e brillante quando siamo gioiosi e più scuro quando siamo tesi e arrabbiati.
Alimentazione: quando l’alimentazione è equilibrata e sana gli occhi appariranno più sani, e di conseguenza, più luminosi e con un colore più vivido. Facciamo caso anche a quando siamo malati: i nostri occhi lo sanno sottolineare benissimo.
Incidenti: essi possono modificare il colore dei nostri occhi inibendo la produzione e il deposito di melanina. Spesso può capitare che vi sia un parziale cambio colore dell’iride.
Trucco e Vestiti: anche il modo in cui ci vestiamo e trucchiamo influenza il colore degli occhi, andando a determinare qualche riflesso ed enfatizzando il colore naturale.
E se proprio vogliamo cambiare colore in maniera totale possiamo indossare lenti a contatti colorate e dai divertentissimi effetti, tonalizzanti, coprenti o particolari (perfette per Halloween). Esistono sia graduate, per coloro che devono correggere qualche difetto della vista, sia neutre per chi di problemi non ne ha oppure per chi indossa insieme a questo tipo di lenti anche gli occhiali.
I nostri occhi sono belli così come madre natura ce li ha concessi, quello che realmente conta è che ce ne prendiamo cura in ogni condizione. Tu che colore degli occhi hai? Mandaci una foto a info@stiloptic.com , le più particolari le pubblicheremo su Facebook!
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⏱️ 4:50 MINUTI DI LETTURA
L’occhio è un organo meraviglioso, ed è anche insieme al cervello uno tra i più complessi del corpo umano. Esso è in grado di regalarci la percezione del mondo esterno in termini di colori, profondità e movimento attraverso la luce.
La vista è forse tra i 5 sensi quello più importante. Su di essa basiamo le nostre azioni e reazioni. Inoltre, le aree del cervello deputate alla elaborazione di immagini, sono molto più ampie rispetto a quelle riservate agli altri quattro sensi.
È un organo molto delicato ed è importante imparare come e quando prendersene cura fin da piccoli.
Partiamo dall’inizio. Quando un bambino nasce, è quasi cieco, vede solo qualche ombra, ma nulla di più. Col passare delle settimane il senso della vista si definisce sempre di più permettendo al bambino di realizzare il mondo esterno nelle sue forme e figure. Verso gli 8 mesi avrà acquisito il pieno controllo dei muscoli che muovono gli occhi. E solo dopo i 3 anni sarà in grado di riconoscere l’intera gamma di colori.
L’occhio ha sede nella cavità orbitaria che ha la funzione di contenerlo e proteggerlo. L’occhio, chiamato anche bulbo oculare è formato da tre tonache concentriche:
È l’organo preposto alla protezione e sostegno dell’occhio. Lo sostiene perché permette l’inserzione dei muscoli che controllano il movimento oculare. È una membrana molto resistente e si compone di una fitta rete di collagene in grado di reagire alle sollecitazioni meccaniche esterne e fungendo anche da protezione. La sclera ha un colorito bianco esternamente mentre la sua struttura interna è bruna in quanto vi aderisce parte del tessuto pigmentato della lamina sovra coroidea. Nel bambino la sclera ha un colorito bluastro perché tale membrana è più sottile e lascia intravedere la parte sottostante altamente vascolarizzata, mentre nell’adulto tende ad essere giallastro (per fattori diversi).
È la parte anteriore dell’occhio ed è una struttura trasparente priva di vasi sanguigni. Ricopre l’iride, la pupilla e la camera anteriore. Insieme al cristallino, che è una lente biconvessa situata tra iride e corpo vitreo, la cornea ha la funzione di permettere il passaggio della luce verso la parte interna del bulbo oculare. Essa fornisce circa i due terzi della potenza ottica totale dell’occhio. La sua capacità di convergenza è fissa a differenza del cristallino che varia la sua curvatura per la messa a fuoco delle immagini, grazie ai muscoli ciliari. Questa struttura è densamente innervata e sensibile a tutti gli stimoli esterni, infatti un lieve tocco o soffio provoca il riflesso involontario di chiusura delle palpebre.
È costituita da vasi sanguigni che provvedono agli scambi metabolici fornendo ossigeno e sostanze nutritive ai tessuti a tutta la struttura oculare. Ha origine vicino al nervo ottico e si estende in avanti. Svolge una funzione ottica molto importante: assorbe i raggi luminosi che raggiungono la parte posteriore dell’occhio impedendo che questi ultimi riflettano sulla superficie sclerale.
Semplice da riconoscere perché definisce il colore degli occhi. È una membrana sottile visibile attraverso la cornea. L’iride si divide in due parti: il margine ciliare, quello periferico e il margine pupillare che abbraccia la pupilla. La funzione principale dell’iride è quella di regolare la quantità di luce che penetra all’interno dell’occhio, agendo sul diametro della pupilla facendola allargare o restringere a seconda del grado di luminosità. La pupilla è un foro nero situato al centro dell’iride e ha un diametro variabile a seconda dell’intensità della luce. In caso di scarsa luce (per esempio di notte o al buio) il muscolo dilatatore dell’iride stimola l’apertura della pupilla (midriasi) per far entrare una maggiore quantità di luce. Invece quando l’ambiente è troppo luminoso la pupilla si restringe (miosi) limitando l’ingresso alla luce migliorando la visione. Nota bene, quando questo avviene noi non ce ne accorgiamo perché trattasi di un riflesso involontario.
LO SAPEVI CHE: le sfumature cromatiche e le cripte dell’iride sono alla stregua delle impronte digitali, identificative. Non a caso vi sono riconoscimenti elettronici legati alle impronte digitali e legati anche alle caratteristiche dell’occhio.
Posto dietro l’iride è rivestito per la parte interna da una porzione di retina “cieca” perché senza fotorecettori (e quindi non partecipa alla visione). È un anello concentrico che aderisce alla sclera ed è la struttura specializzata per la produzione di umore acqueo e per l’inserzione di filamenti che aderiscono poi al cristallino. Nel corpo ciliare sono presenti anche fibre muscolari che grazie alla loro contrazione e al loro rilassamento modificano la curvatura del cristallino dando vita al processo di accomodazione visiva.
È di natura nervosa e si suddivide tra retina posteriore che rimane a contatto con la coroide e retina anteriore a contatto con il corpo ciliare e la retina. Si estende fino al punto emergente del nervo ottico ed è costituita da dieci strati di cellule nervose contenenti i fotorecettori deputati alla funzione visiva. I fotorecettori si suddividono in bastoncelli che contengono un unico tipo di pigmento e consentono la visione in bianco e nero e sono concentrati nella zona periferiche della retina, e in coni che servono per la visione distinta dei colori. Questi ultimi risiedono nella zona centrale della macula chiamata fovea centrale ed è il luogo di massima acuità visiva. I fotorecettori trasformano lo stimolo luminoso in stimolo elettrico e provvedono alla trasmissione di quest’ultimo fino all’encefalo attraverso il nervo ottico.
È simile ad un cavo elettrico costituito da tanti fili ognuno protetto da mielina. Esso trasmette al cervello gli impulsi nervosi generatisi a livello della retina. Il suo decorso è distinto in quattro parti: intrabulbare, intraorbitaria, intracanalicolare, intracranica. Il nervo ottico lascia l’orbita attraverso il canale ottico raggiungendo il chiasma ottico. Dopodiché le fibre nervose decorrono nel tratto ottico e giungono al corpo genicolato superiore situato sulla parte posteriore del Talamo. Da questo punto le fibre nervose si estendono attraverso le diverse aree del cervello, tra cui il lobo parietale, temporale e occipitale. La sua lunghezza solitamente è di circa 5 cm. Grazie a questa lunghezza gli occhi hanno la possibilità di muoversi liberamente. Questo nervo produce tutti i tipi di informazioni visive, come luminosità, percezione del colore etc…
Quanto sia complessa questa parte del nostro corpo lo abbiamo capito fin dalle prime righe, rimane il fatto che è proprio grazie a questo meraviglioso organo che vediamo e percepiamo il monto intorno così come è realmente. Colori, oscurità, ombre e riflessi sono tutti elementi che creano emozioni e sensazioni. L’occhio, apparentemente piccolo ma in grado di donare immagini e informazioni che si trasformano in ricordi da conservare per tutta la vita.
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