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Senza dubbio il tema più affrontato da tutti coloro che devono acquistare un paio di occhiali è il tipo di materiale che meglio si addice alle esigenze di chi acquista. Il mondo dell’occhiale oggi offre diverse soluzioni che si adattano perfettamente alle richieste del cliente. Saper consigliare la montatura giusta non è legato solo alla forma del viso, al colore e alla grandezza della montatura. Questo tipo di scelta va ben oltre l’aspetto estetico, che comunque rimane importante e imprescindibile.
Perché allora prestare attenzione al materiale?
Perché diverse sono le esigenze di correzione visiva, diversa è la vita quotidiana di ognuno di noi e molteplici sono le attività che svolgiamo con degli occhiali da vista e/o da sole. In più un soggetto potrebbe essere sensibile all’uso di un materiale a causa di allergie o per convinzioni personali. Vediamo allora quali sono i materiali tipicamente usati per la produzione di montature e quelli che negli ultimi anni hanno preso piede dando così migliori opportunità di trovare il prodotto più adatto.
Partiamo da un evergreen assoluto, la plastica. Sicuramente il materiale più utilizzato per la produzione di occhiali: decisamente duttile, resistente ed economica. Vediamo nello specifico quali sono le plastiche più utilizzate:
Materiale nobile, il più utilizzato per la produzione di occhiali da sempre. È molto resistente e facilmente lavorabile. Riscaldandolo nei punti interessati si può adattare al viso del cliente per meglio definirne la calzata.
Addirittura, con una montatura in acetato l’ottico può permettersi di accorciare le aste, perché grazie alla sua esperienza e capacità sarà in grado di tagliare e riunire le parti senza che venga compromessa la finalità della montatura stessa. Quindi questo aspetto lo rende spesso facile da riparare (un punto di forza di considerevole importanza).
Esso si ottiene dalle fibre residue del cotone e/o dalla fibra del legno e dai suoi scarti. Il materiale preferito dagli stilisti perché permette alla fantasia di esprimersi liberamente. Per poter arrivare all’acetato che noi conosciamo però questi materiali devono subire un processo chimico che prevede l’uso di pastificanti, solventi e coloranti. Rimane comunque un prodotto naturale e biodegradabile.
Oggi in commercio esiste anche l’acetato ecosostenibile, il M49 di Mazzucchelli, una bioplastica ottenuta dal cotone o polpa di legno con l’aggiunta di plastificanti e pigmenti 100% naturali. Questa caratteristica lo rende biodegradabile nel giro di soli quattro mesi! L’acetato col passare del tempo potrebbe leggermente deformarsi, ma come già accennato sopra, se lo mettiamo nelle mani di un bravo ottico, ritornerà alla sua forma originale.
È una resina termoplastica dall’aspetto simile all’acetato. È un materiale leggerissimo e resistente alla maggior parte dei solventi. Viene utilizzato per occhiali sportivi o occhiali da sole e vista e antinfortunistici che devono essere leggeri e ideali per protegger gli occhi da schegge e materiale chimico.
Questo materiale è semplice plastica iniettata, di qualità decisamente inferiore rispetto all’acetato, meno resistente agli urti e con variazioni cromatiche limitate. Essendo spesso verniciato è più soggetto alla perdita di colore rispetto al colore impastato, come nel caso di acetato. Inoltre, non si otterrà mai l’effetto tartaruga, tanto amato negli acetati.
Materiale eterno ottenuto dalla grafite si presenta come un filo sottilissimo intrecciato fino ad ottenerne un tessuto. La fibra di carbonio è di gran lunga il materiale più resistente, flessibile e leggero e che non teme le alte temperature. Unico punto a suo sfavore: il prezzo. Le montature in fibra di carbonio hanno un costo elevato.
Le montature in metallo hanno il pregio di non temere gli urti e di essere molto resistenti. Vero però che questo tipo di montature poco si prestano a lavorazioni particolari perché necessitano di alte temperature per essere plasmate e di bagni galvanici per ottenere determinate colorazioni, oltre che di lacche e vernici a volte difficili da applicare.
Materiale resistente che non teme il passare del tempo. Ottenibili in diverse colorazioni e personalizzabili con l’applicazione di lacche o vernici colorate, con profili di acetato o addirittura con le pietre preziose. Per la lavorazione dell’acciaio si ricorre ad un elemento, il nichel, che aiuta la lavorazione ma che spesso è il responsabile di allergie cutanee. A questo però oggi c’è una soluzione: l’occhiale infatti viene ricoperto con una vernice che isola l’acciaio (e quindi il nichel) e permette di essere indossato senza scatenare allergie.
Sul mercato esistono anche gli acciai medicali o nichel free, speciali lege metalliche che riducono al minimo il rischio di allergie sostituendo il nichel con manganese e cromo.
Materiale naturale che si riconosce per il suo colore grigio scuro, anche se oggi lo possiamo trovare in altre colorazioni. È leggero, anallergico e letteralmente indistruttibile e resistente alle alte temperature. Unico appunto, oltre il costo elevato, è poco flessibile.
Oggi viene usato nel mondo dell’ottica il Beta-Titanio, una lega di titanio che associa le caratteristiche principali ad una maggiore flessibilità e ad un’ottima resistenza alla corrosione, oltre ad essere un materiale completamente anallergico.
Stiamo parlando di materiali che necessitano di una lavorazione sofisticata e che tra le caratteristiche principali vince fra tutti il fattore unicità. Vediamo nel dettaglio quali sono:
Un materiale elegante che viene lavorato partendo da lastre multistrato incollati per poi essere ritagliato e modellato secondo il disegno proposto. Le montature sono leggere, ipoallergeniche e completamente ecosostenibili. Questo elemento inoltre offre tante sfumature quante sono quelle che conosciamo, come ciliegio, noce, acacia, betulla, rovere, frassino etc.
Purtroppo, non è un materiale molto resistente, e spesso alla sua lavorazione viene aggiunto un’anima in acciaio per aumentarne la sua resistenza. Essendo un materiale molto poroso, mal tollera eccesso dell’acqua, dell’umidita e per questo vengono comunque trattati esternamente.
Materiale molto particolare, naturale e ipoallergenico. Cosa lo rende unico? Le sfumature di colore poiché nessun corno è uguale all’altro. Devono essere però trattate periodicamente con balsami appositi per prevenire screpolature e secchezza. Spesso però manca un’associazione di fattori che però è fondamentale. Per poter avere a disposizione il corno, bisogna sacrificare un animale. Questo è un aspetto che non dovrebbe essere sottovalutato. Ma per gli amanti delle sfumature di corno esiste un’alternativa; acetato che oltre offrire l’effetto simile, e anche più leggero.
Lo chiamano anche “l’acciaio vegetale” grazie alla sua resistenza meccanica sia alla compressione che alla trazione. Praticamente impermeabile all’acqua al contrario del legno.
Oltre a questi materiali nella lavorazione di un occhiale possono essere impiegati anche oro, argento, pietre preziose, vetro, sasso, tessuti. Tutti materiali nobili che impreziosiscono la montatura arricchendo l’effetto finale.
Quando vendiamo o acquistiamo un paio di occhiali, dunque, le domande da porsi non sono solo quelle che riguardano la moda, la tendenza, e il gusto personale, bisogna proprio prendere in considerazione la motivazione principale che porta ad acquistare la montatura e il tipo di disturbo visivo da correggere.
Per esempio, anche se la tecnologia sta facendo passi da gigante, le lenti che correggono una miopia importante tendono ad essere spesse, ecco perché molto probabilmente una montatura in metallo sottile potrebbe non essere la soluzione migliore; meglio optare per una montatura in acetato in grado di supportare e celare lo spessore della lente.
Così come una persona che pratica molta attività fisica, sarebbe meglio optasse per una montatura leggera e che non teme gli urti come la fibra di carbonio, piuttosto che sceglierne una in legno.
Se facciamo dell’occhiale il nostro punto estetico di forza sicuramente una montatura in acetato darà più spazio alla nostra fantasia e accentrerà più facilmente l’attenzione sul nostro viso grazie alle infinite combinazioni di colore oltre che di forma. Se invece al contrario amiamo l’occhiale “invisibile” le montature sottili in metallo sono la decisione migliore da prendere.
Quando cerchiamo un occhiale nuovo rivolgiamoci sempre ad un ottico serio e di cui ci fidiamo. Egli, infatti, saprà consigliarci su tutti gli aspetti importanti e nel caso di problematiche sarà in grado di trovare la soluzione ottimale. Diffidiamo invece di quei negozi low cost che all’interno hanno personale non sufficientemente preparato e qualificato, bravi solo a convincerci che possiamo risparmiare. In realtà non è così! Infatti, spesso ci viene proposto un occhiale di bassa qualità a basso costo.
Quindi, dopo aver individuato l’ottico che fa per noi, seguiamo i seguenti step:
Scegliamo sempre un prodotto di qualità, sia per la montatura che per le lenti. Valutiamo ogni opzione ed eventualmente consideriamo l’acquisto di più paia di occhiali che possano permetterci di vedere in tutta tranquillità e sicurezza indipendentemente dalle esigenze e dalle attività che svolgeremo.
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Che tu sia ottico, insegnante, calciatore o impiegato non importa. Tutti noi abbiamo una cosa che ci accomuna, sempre e comunque. L’ESSERE CLIENTI. Uno dei mondi più complessi e variegati che si possa studiare. Conoscere al meglio le tipologie di clienti per la tua attività è la strategia migliore per incrementare le vendite, il fatturato ed espandere la tua rete. Tu lo sai bene, i tempi e le situazioni mutano velocemente e così questi cambiamenti vanno ad influenzare le scelte di acquisto e comportamentali dei tuoi clienti. Cosa fare quindi? Leggi qui.
Essere sempre aggiornati è il primo consiglio che vogliamo dare. E non soltanto verso le nuove collezioni e le nuove tendenze sul mercato dell’occhiale, ma anche nel mondo del marketing e della comunicazione. Quindi formati sempre, attraverso corsi sulla vendita e sulla comunicazione. Leggi i best sellers ed esercitati tanto nell’applicare i consigli che incontri lungo il cammino. Chi oggi pensa di non averne bisogno, di fatto rinuncia ad una fetta importante di potenziali acquirenti e vendite consequenziali.
Una volta che intuisci che tipo di persona hai davanti e quindi che tipo di comunicazione è più indicata, anticipa le sue mosse e colma le sue esigenze. Non potrà più fare a meno della tua professionalità. Vediamo ora quali sono le tipologie di clienti che si possono incontrare in un negozio di ottica. Eccoli:
Vendere è un’arte e lo sappiamo tutti, ma vendere occhiali ha anche in sé una responsabilità grande che va colta e poi realizzata (portata a termine). Quindi concludiamo con tre semplice regole:
Quali situazioni tragicomiche, assurde ed esilaranti hai vissuto col tuo team? Facci avere le tue esperienze migliori. Quelle più divertenti verranno pubblicate nei nostri prossimi blog.
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È l’orzaiolo, una piccola formazione nodulare dolente e arrossata (a volte anche purulenta) che può trovare posto nella parte interna o esterna della palpebra. Si manifesta senza preavviso e diventa un antipatico compagno di viaggio.
Vediamo meglio nello specifico di cosa si tratta.
Con il termine Orzaiolo si indica un’infezione batterica della palpebra. Essa colpisce le ghiandole sebacee delle ciglia e si manifesta con un piccolo foruncolo collocato internamente o esternamente alla palpebra. Oltre ad essere doloroso è spesso purulento e provoca lacrimazione eccessiva. È altresì vero che questa condizione non modifica la capacità visiva del soggetto anche se la zona oculare risulta più sensibile alla luce e soggetta a sfregamento a causa di una costante sensazione di un corpo estraneo all’interno dell’occhio oltre che di prurito e bruciore interminabili/incessanti.
Orzaiolo interno, esterno e calazio.
L’orzaiolo esterno, più frequente rispetto a quello interno, si manifesta a causa di un’infiammazione acuta di origine batterica (stafilococco) di alcune ghiandole poste proprio sul bordo palpebrale (parti interessate: ghiandole di Zeis, di Moll e follicoli ciliari). Si presenta in un primo momento come un grumo rosso a causa dell’infezione che poi diventa giallo, segnalando la presenza di pus.
L’orzaiolo interno alla palpebra invece, colpisce un’altra ghiandola, quella di Meibomio. È più doloroso rispetto al primo e si presenta sul bordo della rima palpebrale. Se non debitamente trattato questo tipo di orzaiolo si può trasformare in una cisti che cresce nella palpebra chiamato calazio.
Il Calazio è una cisti granulosa che si forma all’interno della palpebra e deriva da una infiammazione cronica delle ghiandole di Meibomio. Il dotto escretore di queste ghiandole può occludersi portando il prodotto della ghiandola ad accumularsi e ad ingrossare e infiammare la ghiandola stessa. Questa ciste al contrario di quelle già elencate sopra non è infettiva e non provoca dolore al tatto.
Orzaiolo e calazio sono quindi due cose differenti. Innanzitutto, il primo è una infezione e il secondo una infiammazione. A seguire poi, nel primo caso si percepisce dolore ed è presente del materiale purulento, nel secondo invece no. In ultimo, l’orzaiolo insorge più velocemente rispetto al calazio che si presenta in tempi più lenti.
Ecco i sintoni più comuni:
Perché si formano? Quali sono le cause principali?
Essendo l’orzaiolo una forma batterica, sicuramente il primo fattore da includere nella lista è una possibile scarsa igiene personale. Semplici mani sporche che sfregano sull’occhio sono sufficienti per innescare il processo di infiammazione. Oppure ci possono essere cause legate a cambiamenti ormonali o ad un sistema immunitario debilitato a causa di altre patologie. O ancora l’utilizzo di asciugamani o di cosmetici (a volte anche scaduti) di terze persone con infezioni al volto. Oppure l’uso di lenti a contatto non disinfettate accuratamente. Ma a scatenare l’orzaiolo può essere anche stanchezza, stress, notti in bianco, diabete mellito, dermatite seborroica e acne rosacea.
Scopriamo ora cosa fare in questi casi.
Solitamente questo fastidio si risolve spontaneamente senza dover ricorrere a trattamenti particolari. Bisogna attendere che scoppi o che si riassorba da solo. Si possono però adottare dei suggerimenti che diano un po’ di sollievo o che accelerino il processo di guarigione. Vediamo i più comuni:
Quali sono atteggiamenti da preferire in caso di orzaiolo?
Innanzitutto, mantenere una buona igiene personale aiuta moltissimo, così come avere le mani pulite ogni qual volta ci si tocca gli occhi, anche per cambiarsi le lenti a contatto. Abituarsi ad usare salviette sempre pulite per la detersione del viso e se possibile cambiare la federa del cuscino prima di coricarsi. Addirittura, curare l’alimentazione in questi casi aiuta tantissimo, quindi assumere vitamina C e D oltre che zinco, selenio e magnesio. Mangiare molti cibi crudi come frutta e verdura facendo il pieno di vitamine insomma. (vedi nostro articolo: “Cibo per gli occhi.”) Nei casi più gravi o prolungati è buona regola recarsi dal medico in modo che possa consigliarci come procedere e se consigliato, procedere con l’uso di un collirio per i tempi che ci indica il dottore.
E quali sono gli atteggiamenti da evitare?
È sconsigliato fortemente un make-up pesante e/o l’uso di cosmetici scaduti. L’utilizzo di ciglia finte o addirittura il trapianto di ciglia in questi momenti sono assolutamente da evitare. Non utilizzare abbigliamenti o oggetti di persone di dubbia provenienza o usati da coloro che soffrono di infezioni al volto. Il consiglio più importante, anche se tentati, è quello di NON trattare mai con metodi fai-da-te l’orzaiolo, perché si rischia di peggiorare l’infiammazione o addirittura di danneggiare l’occhio. E in ultimo come ben si sa, ci sono cibi da privilegiare e altri che vanno evitati, come per esempio gli insaccati, i dolci e i cibi ricchi di grasso.
Anche in questo Blog ci rendiamo conto come la prevenzione sia l’arma più potente per evitare spiacevoli situazioni. Prendiamoci cura di noi e dei nostri occhi. Il nostro corpo ci ringrazierà.
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Con quale piede calciamo il rigore? Con quale mano scriviamo? E con quale gamba cominciamo a fare le scale? Quale occhio chiudiamo mentre guardiamo in un telescopio? Quale mano usiamo per aprire i barattoli più ostili?
Tutte domande alle quali possiamo rispondere pensandoci un poco. Ma perché esistono queste preferenze e che cosa comportano?
Stiamo parlando di DOMINANZA. Per tutti gli organi doppi nel corpo umano ce n’è uno che domina sull’altro. Rara e forse unica, è la situazione in cui nessun organo mostri una capacità migliore rispetto al suo gemello di svolgere più facilmente un compito. L’espressione della dominanza si traduce in LATERIZZAZIONE che determina cioè la maggiore forza (quantità di energia) di una specifica parte del corpo rispetto all’altra. Questa dominanza si esprime in modo evidente tramite la mano, il piede, l’occhio e l’orecchio. Per determinarlo possiamo provare con veloci test (non sempre definitivi):
MANO: qual è la mano dominante? Facilissimo: prendiamo in mano una penna e scriviamo anche solo una parola. Quale mano abbiamo usato? La dominante. Oppure se non siamo ancora del tutto convinti prendiamo un barattolo ben chiuso. La mano che impugnerà il coperchio confermerà o meno la mano più forte.
PIEDE: Mettiamo davanti a noi un pallone. Dobbiamo tirare la palla in un punto definito di fronte a noi. Il piede che decidiamo di utilizzare più o meno consciamente è il piede dominante. Oppure, siamo davanti ad un colpitore e l’istruttore ci invita a “piazzare” un Kick frontale alto. La gamba che sceglieremo sarà la più forte e quindi la dominante.
ORECCHIO: Più sottile invece è la distinzione tra orecchio dominante destro o sinistro a meno che non siano presenti patologie che compromettano una delle due parti in maniera decisa. Per definire l’orecchio dominante possiamo semplicemente far caso a come avviciniamo il nostro volto verso gli interlocutori che ci stanno parlando. Se porgeremo la guancia sinistra l’orecchio dominante sarà il sinistro. Nella maggioranza dei casi (90%) l’orecchio dominante è quello destro che è collegato direttamente all’emisfero sinistro del cervello (emisfero preposto alla elaborazione degli input esterni).
OCCHIO: l’occhio dominante è come per l’orecchio quello “preferito” dal cervello e che funge da guida per l’altro che è di supporto. Insieme completano la capacità visiva tridimensionale. Ad oggi noi possiamo anche non essere consapevoli di quale sia, ma il nostro cervello lo sa da quando abbiamo cominciato a vedere. Ci sono veloci test per capire quale occhio è dominante, anche se il concetto di base rimane sempre che, per poterlo affermare con certezza, bisogna eseguire dei test specifici condotti da un oculista.
Guardiamone insieme alcuni, molto semplici, da provare anche in autonomia:
Primo test:
Secondo test:
È possibile NON avere un occhio dominante?
Si certo, solo è molto difficile che ciò si verifichi. O per lo meno può succedere che non vi sia una dominanza costante di un occhio sull’altro. Questo può verificarsi quando durante l’esecuzione dei test i risultati mostrano dominanze diverse, una volta indicando come occhio dominante il destro e la volta successiva proponendo l’occhio sinistro. Può capitare inoltre che la dominanza di un occhio sia variabile nel lungo periodo e che quindi si sposti da destra a sinistra e viceversa in maniera più graduale.
Esistono diversi gradi di dominanza oculare: ci sono persone che hanno un occhio molto dominante e persone che invece hanno una dominanza oculare sottile. Questo perché nella corteccia visiva si trovano bande di neuroni che sembrano rispondere in maniera preferenziale all’input di un occhio rispetto all’atro e che questa preferenza può variare a causa dell’età, stile di vita e disturbi visivi e predisposizione genetica.
Occhio Dominante e mano dominante
Queste due dominanze non sono direttamente collegate. Alcuni studi condotti sulla popolazione hanno mostrato come il 90% delle persone sono destrorse e che il 63% della popolazione campione ha l’occhio destro come dominate rispetto al sinistro. Certo, si può desumere che vi sono più probabilità che sia l’occhio destro ad essere dominante in un destrorso, ma non è corretto desumerlo solo dalla sua capacità manuale dominante.
Perché è importante riconoscere l’occhio è dominante?
È importante per il benessere dei nostri occhi. Infatti, può capitare di soffrire di bruciore e fastidio come risultato di un eccessivo sforzo dell’occhio dominante. In questi casi è bene reidratare e lubrificare bene l’occhio. Oppure per migliorare le proprie abilità. Vi sono molte attività che prevedono l’utilizzo di un occhio piuttosto che di entrambi come, ad esempio, l’osservazione in un microscopio monoculare oppure la messa a fuoco di una immagine in un mirino (macchina fotografica o arma a lungo raggio), nel tiro con l’arco. Conoscendo quale occhio domina si possono implementare i propri risultati e rendere più facili azioni che altrimenti risulterebbero più scomode.
L’occhio pigro.
L’occhio pigro o AMBLIOPIA è una riduzione della capacità visiva di un occhio. È una condizione che si manifesta già dalla tenera età quando il cervello impara ad elaborare le informazioni fornite dagli occhi, ed è curabile. Se il deficit informativo di uno dei due è grande, il cervello si abitua a ricevere informazioni SOLO dall’occhio dominante facendo insorgere così il disturbo. È buona norma effettuare una visita approfondita già verso 3-4 anni in modo da correggere subito questa condizione. Per i bambini è difficile accorgersi di questo disturbo perché nella fase iniziale l’occhio dominante farà tranquillamente tutto il lavoro. Ecco perché è meglio affidarsi al parere dei medici.
Porre rimedio all’occhio pigro è, per la maggior parte delle volte facile. Quanti bambini incontriamo con un occhio bendato? Questa tecnica (terapia occlusiva) permette all’occhio dominante di riposare e all’occhio pigro di lavorare di più e meglio. Attenzione però, occhio dominante e occhio pigro NON sono per forza uno l’antitesi dell’altro. L’occhio pigro è un disturbo che va curato perché comporta un deficit dell’apparato visivo in quanto il cervello, non riuscendo a interpretare le informazioni che gli giungono, disattiva in modo parziale o totale i segnali provenienti dall’occhio più debole. Nei casi più gravi, se non curata, può portare alla perdita della capacità visiva di uno o di entrambi gli occhi, oppure alla perdita della percezione di profondità e distanza.
Altri semplici esercizi (la durata e la frequenza di questi esercizi devono essere prescritti dal medico)
Dopo aver effettuato una visita approfondita l’ortottista (colui che si occupa della riabilitazione visiva) potrebbe consigliarci di allenare la nostra vista con dei semplici esercizi per rafforzare gli occhi. (chiedere sempre il parere di un esperto è necessario per evitare di affaticare la vista, creando poi altri problemi).
Esercizi di convergenza: entrambi gli occhi aperti – avvicinare lentamente una penna o il proprio dito al naso. Quando si inizia a vedere doppio ci si ferma e si cerca di mettere a fuoco l’immagine. Ci si può allontanare e riavvicinare.
Lettura a distanza: occhio dominante bendato – abituiamo l’occhio pigro a leggere a distanza ravvicinata e poi da lontano.
Messa a fuoco: occhio dominante bendato – l’occhio pigro lavora nella messa a fuoco di oggetti vicini e lontani.
Lo diciamo da sempre che i nostri occhi vanno preservati e trattati con cura. Affidiamoci al nostro oculista di fiducia e se necessario attiviamoci attraverso esercizi e buone abitudini per migliorare la risposta visiva. Non lasciamo nulla al caso, né per noi né per i nostri bambini, che devono essere istruiti a loro volta per un futuro più sereno possibile.
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L’occhio umano è un organo molto potente e dotato di una straordinaria propensione all’adattamento. Si pensi solo alla sua capacità di adattarsi alla diversa intensità della luce (pupilla che si apre e si chiude), alla messa a fuoco istantanea degli oggetti nelle diverse profondità.
Ma cosa succede se al nostro occhio chiediamo di lavorare di più e per un tempo molto prolungato? Esso può sviluppare una sindrome da stress accomodativo che peggiora la vista portando a malesseri generali come mal di testa, visione offuscata, secchezza oculare e sbalzi di umore dovuti ad un calo delle prestazioni.
L’occhio è in grado di correggere la visione degli oggetti intorno a noi per le diverse distanze, mettendoli a fuoco e quindi rendendo la loro visione netta. Inoltre, corregge difetti visivi in completa autonomia (capita che si nasca con un difetto visivo del quale mai ci si accorgerà) permettendo una visione ottimale. Questo processo di adattamento prende il nome di accomodazione visiva, e permette nello specifico di mantenere la visione degli oggetti perfettamente nitida.
L’accomodazione si ha quando il cristallino aumenta la curvatura della sua superficie anteriore per rendere nitida un’immagine in un punto, grazie alla contrazione e avanzamento del muscolo ciliare.
Il Punto Remoto è inteso come il punto più lontano che l’occhio in riposo accomodativo riesce a vedere nitidamente (per l’occhio emmetrope è l’infinito); il Punto Prossimo è il punto più vicino che l’occhio, in massimo sforzo accomodativo, riesce a mantenere a fuoco (dopo di che si tende automaticamente ad indietreggiare con la testa per ricercare la messa a fuoco). L’accomodazione visiva serve per dare potere diottrico all’occhio in modo da metter a fuoco tutti gli oggetti posti tra il punto remoto e il punto prossimo. Lo stimolo che determina l’accomodazione visiva è proprio quello delle immagini sfocate.
Quando questa messa a fuoco non avviene in modo istantaneo si può pensare che vi sia un problema di accomodazione.
Vi sono due ragioni principali per cui l’occhio non riesce a lavorare in maniera corretta. Il passare dell’età, perché, con l’invecchiamento, le fibre muscolari che permettono la contrazione del cristallino si irrigidiscono non svolgendo più appieno il loro lavoro. Oppure un carico di lavoro eccessivo per un tempo prolungato che porta le stesse fibre muscolari ad affaticarsi oltremodo e a non rispondere più correttamente agli stimoli nei tempi richiesti.
Ma se per la prima ragione elencata dobbiamo solo avere pazienza e allenare il muscolo per ritardare questa naturale decadenza, per la seconda dobbiamo fare leva sui nostri comportamenti abituali.
Capita a molti di noi: al lavoro sempre davanti ad un computer, il cellulare sempre in mano per comunicare con chiunque ce lo chieda, e alla sera ci rilassiamo guardando la tv o il tablet. Si stima che oggi tutte le generazioni, nessuna esclusa, passino dalle 8 alle 10 ore davanti ad uno schermo o svolgendo lavori a distanza ravvicinata. Per alcuni queste ore arrivano anche fino a 15! Ma ci pensate!?
Le categorie maggiormente a rischio sono molteplici e al giorno d’oggi rientrano prima di tutto quelle che svolgono attività da videoterminalisti, ma non solo! Pensiamo alle sarte oppure agli orefici, ai tecnici di laboratorio o a chi ha già sviluppato una forte miopia o anche agli appassionati di modellismo.
Tutti gli atteggiamenti descritti sopra obbligano l’occhio a mettere a fuoco le immagini da vicino continuamente per un lungo tempo e per riuscire a mantenere a fuoco queste immagini il muscolo ciliare si contrae e rimane contratto fintanto che glielo chiediamo. A lungo andare questa contrazione diventa faticosa e inefficiente portando ai disagi descritti all’inizio.
La presbiopia che compare solitamente dopo i 45 anni è proprio il risultato fisiologico e graduale della perdita di elasticità del muscolo ciliare e della perdita di efficienza accomodativa.
E se si è miopi o ipermetropi?
In una situazione di miopia l’occhio è naturalmente più lungo del normale e il punto focale si trova davanti alla retina causando una continua attività del muscolo ciliare per metter a fuoco correttamente sulle diverse distanze. Nel lungo periodo questa eccessiva accomodazione se non corretta può comportare la deformazione del bulbo oculare con un conseguente peggioramento della vista.
Se si è ipermetropi, il bulbo oculare è più corto del normale, portando il muscolo ciliare a compensare naturalmente. L’ipermetropia affligge moltissimi individui sin dalla tenera età, portando spesso emicranie e vertigini, ma grazie al processo automatico di accomodazione la maggior parte di essi scopre tale patologia con l’avanzare dell’età o l’intensificarsi del lavoro prossimale.
È importantissimo dedicare la giusta attenzione alla nostra vista. Prendersene cura è un atto di coraggio che dura tutta la vita, proprio come diceva Edmund de Goncourt (scrittore e critico letterario della età dell’800) “Imparare a vedere, è il tirocinio più lungo di tutte le arti.”
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